Olio EVO delle Aree Interne: quando la comunità apre finestre sul futuro
Pubblicato il 26 ottobre 2025 · Origo Market · Lettura: 4 min
Il vento e la pioggia hanno scompigliato i piani, ma non l’entusiasmo.
Alla Festa dell’Olio di Santa Lucia, ad Apice in provincia di Benevento, il maltempo ha costretto a rinviare la tradizionale passeggiata tra gli uliveti, ma l’evento si è trasformato in un prezioso momento di confronto tra produttori, esperti e istituzioni, diventando il cuore pulsante di una riflessione più ampia: come dare un futuro sostenibile e identitario all’agricoltura delle aree interne.
Sotto la moderazione dell’Assessore all’Agricoltura Daniela D’Oro, il convegno dal titolo evocativo
“Olio EVO delle aree interne. I dazi chiudono le porte, ma noi apriamo finestre”
ha riunito voci, esperienze e visioni differenti, accomunate da un’idea chiara: l’olio non è soltanto un alimento, ma il risultato di un racconto collettivo fatto di persone, territorio e futuro condiviso.
Il titolo scelto non voleva ridurre il dibattito a un mero confronto tecnico su commercio o mercati globali, ma lanciare un messaggio di fiducia.
“Non possiamo ignorare le difficoltà, ma possiamo affrontarle con coraggio e idee concrete.”
🌿 Francesco Nardone: olio, territorio e il coraggio della transizione
A inaugurare il confronto è stato Francesco Nardone, responsabile delle relazioni istituzionali di Futuridea, che ha offerto un’analisi lucida sullo scenario in cui si muove oggi il mondo agricolo.
«Viviamo nel pieno di una tempesta di transizione economica e tecnologica che cambia gli equilibri mondiali. Guerre commerciali, crisi climatiche e politiche dei dazi hanno effetti diretti sui nostri territori e sulla loro tenuta sociale.»
Per Nardone, l’agricoltura non è solo produzione, ma presidio sociale e identitario, un argine contro lo spopolamento e un motore di coesione. Tuttavia, il settore vive un forte ricambio generazionale in crisi, unito alla dipendenza dai sussidi europei. Serve dunque un nuovo modello di sostenibilità economica e culturale.
Da qui ha portato un’esperienza: l’Oliviturismo.
«Non è solo turismo, ma un modo di fare economia che mette al centro la relazione. Significa portare i consumatori dentro le aziende, farli entrare nei frantoi, raccontare il paesaggio, la biodiversità, le mani che producono.»
Con oltre 2,6 milioni di ulivi nella sola provincia di Benevento, Nardone ha ricordato come l’olivicoltura possa diventare la chiave per un nuovo sviluppo: unire economia, identità e accoglienza in un modello che parta dal basso e metta al centro la comunità.
🌾 Il Sindaco di Apice, Angelo Pepe: “L’Oliviturismo può essere colonna portante del futuro”
Nel suo intervento, il Sindaco di Apice ha condiviso una visione chiara e pragmatica:
«Abbiamo una ricchezza straordinaria, ma dobbiamo saperla valorizzare. L’Oliviturismo può essere la colonna portante per una nuova economia territoriale, dove i protagonisti siano gli agricoltori e le famiglie che vivono la terra.»
Un invito a trasformare le riflessioni in azioni, a costruire progettualità concrete che restino vive oltre gli eventi, e a fare squadra per mantenere saldo il legame tra territorio e cittadinanza.
🌱 Ettore Varricchio: eccellenza e biodiversità come ambasciatrici di autenticità
Il prof. Ettore Varricchio, dell'Università del Sannio di Benevento, ha portato la discussione su un piano scientifico e culturale, legando biodiversità, qualità e identità territoriale.
«L’eccellenza nasce dalla diversità genetica e dal legame profondo tra cultivar e ambiente. Ogni varietà racconta la propria terra, anche quando non è originaria di essa. La biodiversità è una ricchezza da difendere e comunicare.»
Ha poi ricordato che la qualità vera non può prescindere dalla sostenibilità ambientale:
«Una pianta che soffre produce male. Non si può parlare di qualità senza rispetto per l’ambiente e senza adottare pratiche agricole che valorizzino il territorio.»
Varricchio ha concluso invitando a educare i consumatori, troppo spesso disorientati tra etichette e certificazioni:
«Abbiamo centinaia di marchi DOP e IGP, ma la qualità deve essere raccontata e capita, non solo etichettata.»
🌻 Nadia Savino: la rete, la formazione e la forza del racconto
Nel suo intervento, Nadia Savino, responsabile della Condotta Slow Food Benevento, ha portato un punto di vista esperienziale, centrato su formazione, comunicazione e cooperazione.
«Il valore dell’olio va comunicato con competenza e autenticità. Serve formazione per chi produce e per chi accoglie: il turista va guidato in un’esperienza sensoriale e culturale, non solo commerciale.»
Savino ha poi proposto un approccio integrato che unisca agricoltura, turismo e digitale, capace di dare nuova linfa alle comunità locali e alle giovani generazioni.
«Le nuove generazioni possono dare linfa a questa visione se trovano una filiera che le accoglie e le forma.»
Slow Food Benevento è anche questo.
🚶♀️ Carmela D’Antonio: turismo lento e cooperazione tra associazioni
La presidente della Pro Loco di Apice, Carmela D’Antonio, ha invitato a cambiare prospettiva sul turismo, proponendo un modello lento, consapevole e cooperativo.
«Non possiamo limitarci a un turismo mordi e fuggi. Dobbiamo insegnare a vivere i nostri luoghi, a sostare, ad ascoltare le storie di chi produce. Il turista deve scoprire che dietro ogni olio c’è una vita, una comunità, un territorio.»
Ha sottolineato l’importanza di un ecosistema virtuoso in cui cultura e impresa si sostengono a vicenda, rafforzando il senso di appartenenza collettivo.
💡 Conclusione: l’olio come luce nel cuore della comunità
A chiudere i lavori, l’assessore Daniela D’Oro ha espresso gratitudine e determinazione:
«La Festa dell’Olio non è solo un evento, ma un punto di partenza. Da domani inizieremo a costruire insieme, con chi c’era e con chi vorrà esserci, progetti che rendano concreto questo patrimonio di idee e passione.»
Un gesto simbolico ha suggellato la giornata: ai relatori è stato donato un omaggio con l’olio appena molito e un pacco di pasta artigianale Ventigrani, a rappresentare la continuità tra terra, prodotto e comunità.
🌍 Oliviturismo e oltre: nuove finestre sul futuro
Nel dialogo finale, condiviso tra i relatori e il pubblico, è emersa una riflessione che supera il tema del solo oliviturismo: serve una visione più ampia, capace di valorizzare l’intero ecosistema rurale delle aree interne.
L’Oliviturismo è uno strumento, non un fine.
Accanto ad esso si possono sviluppare progetti di marchio territoriale condiviso e la creazione di blend identitari, capaci di raccontare il territorio in modo unico e riconoscibile.
«Le nostre aree interne non devono inventarsi nulla: devono solo imparare a riconoscersi e a raccontarsi meglio.»
✨ Una festa che diventa visione
La Festa dell’Olio di Santa Lucia 2025 si chiude così: non con una camminata tra gli ulivi, ma con una promessa.
Continuare a costruire una comunità consapevole del proprio valore, capace di innovare senza perdere le radici.
Perché l’olio, nelle aree interne, non è solo un prodotto della terra — è una luce accesa nel cuore della comunità.
🌿 Pensiero finale
In un mondo che cambia direzione a ogni vento geopolitico, le nostre radici restano la bussola più sicura.
Le aree interne, con la loro lentezza e la loro sapienza, possono diventare laboratori di futuro, non musei del passato.
L’Italia — e con essa l’Europa — ha il dovere di riscoprire nei territori la propria forza produttiva e culturale: non rincorrendo i mercati, ma guidandoli con l’autenticità delle proprie comunità.
Dalle colline dell’entroterra, dove l’olio nasce da mani pazienti e terreni generosi, può ripartire una nuova economia della fiducia, quella che unisce qualità, sostenibilità e appartenenza.
Le finestre che abbiamo aperto non devono richiudersi con la festa, ma restare spalancate sul domani.
Perché solo chi sa custodire la propria terra può davvero costruire futuro.
























